Castello di Vibo Valentia
La costruzione del Castello di Vibo è attribuita a Ruggero il Normanno che, intorno al 1070, fece costruire una torre sulla collina di Vibo Valentia. In questo periodo, ai piedi della collina, iniziava a costituirsi il nucleo di quello che in età sveva sarà conosciuto con il nome di “borgo nuovo” e che rappresenta l’originario nucleo della città medievale.
Gli Svevi diedero nuovo impulso alla fortificazione implementandola con ulteriori costruzioni. Federico II ampliò e fortificò la torre primitiva.
Gli Aragonesi e gli Angioini costruirono altre torri, rafforzando il sistema difensivo con nuove mura di cinta. Dopo i Vespri siciliani Carlo I d’Angiò rafforzò nuovamente il castello per timore del pericolo aragonese. Altri elementi vennero realizzati nel XVI secolo, in età aragonese, sotto il dominio dei Pignatelli. Lo stemma rinvenuto sul portone d’ingresso centrale è proprio quello appartenente a questo casato, che fu costretto ad abbandonare il castello nel 1783, quando quest’ultimo subì ingenti danni e lesioni ai muri a causa del grave sisma.
I Borboni furono i primi ad effettuare delle operazioni di restauro, quando tra il 1858 e il 1859 riadattarono parte del castello destinandolo a diventare una caserma.
La pianta dell’edificio può essere assimilata ad un triangolo irregolare: ad Ovest e ad Est i due lati lunghi, a Sud il lato corto, a Nord lo spigolo di congiunzione. Al centro del castello vi è un’ampia corte, un tempo più piccola per la originaria presenza di altri corpi di fabbrica poi demoliti o molto probabilmente crollati.
La tessitura delle murature è testimone delle fasi costruttive dell’edificio: quella a grandi blocchi squadrati dall’angolo a nord di epoca normanna, quella di grosse pietre formanti spessori superiori ai ¾ metri di epoca successiva, (XVI secolo circa), fino a quella settecentesca realizzata con materiali misti e poi intonacata. Il castello è dal 1995 sede del Museo Archeologico Nazionale, fondato nel 1969 e dedicato al conte Vito Capialbi (1790-1853), studioso ottocentesco e archeologo vibonese. Il Museo conserva reperti dell’età preistorica, greca e romana, provenienti dagli scavi effettuati nella città e nel territorio circostante, a partire dalle prime ricerche portate avanti da Paolo Orsi nel 1921.