Castello Murat di Pizzo

 

«Il quale Castello sta attaccato con la terra da la parte de greco et levante il fosso mediante et da la parte de mare verso ponente con lo medesmo mare et così da la parte de mezo giorno isulato con la sospensione di quelle sue ripe da alto abascio et a torno a torno fossato per spatio de quattro canne con la juresditione de la parte de dentro terra ad uno largo. In lo quale s’entra per uno ponte levaticcio, et ‘arriva al cortiglio dove a mano dritta stanno poste le carcere consisteno in quattro camere, et a mano sinistra stanno le case matte dove se conservano le vettuaglie, et un’altra camera a piedi al torrione grande». Platea del 1560 dei beni posseduti dal duca dell’Infantado in Calabria

 

La data di fondazione del Castello si aggira intorno al 1380. Quest’ultimo non fu mai una residenza signorile ma sempre una fortezza militare ed una prigione. 

L’edificio consta di cinque differenti livelli. Al piano terra, superato quello che una volta era il ponte levatoio, si accede ad un cortile interno su cui prospettano le aperture del corpo rettangolare, del maschio principale, e la scala in pietra che porta al primo piano. A questa altezza esistono diversi ambienti, in origine otto, un altare e una cisterna. Il sisma del 1783 provocò la distruzione delle casematte all’altezza del primo piano del Castello, ricostruite solo sette anni più tardi a cura e spese del Duca dell’Infantado. 

Attraverso un percorso scoperto si comunica con la segreta che fu la cella di Murat. Gioacchino Murat, re di Napoli e cognato di Napoleone Bonaparte, in un estremo tentativo di riconquistare il regno di Napoli, sbarcò assieme ad un piccolo manipolo di uomini a Pizzo l’8 ottobre 1815, tentando di far sollevare la popolazione contro Ferdinando IV di Borbone. La manovra non ebbe successo: Gioacchino fallì e venne rinchiuso nel castello con i suoi uomini in attesa della condanna a morte disposta dal Governo Borbonico. Sulle pareti del castello sono state apposte alcune lapidi legate alla vicenda. 

Il Castello fu dichiarato “Monumento Nazionale” il 3 giugno 1892 e fu oggetto, prima della Seconda Guerra Mondiale, di un restauro da parte dell’Intendenza di Antichità e Belle Arti di Reggio Calabria. I lavori hanno riguardato la parte inferiore e le casematte del primo piano, che furono demolite. Il Castello oggi è sede di un’esposizione permanente relativa a Gioacchino Murat e alla sua fucilazione, e comprende anche una collezione numismatica che ripercorre le tappe storiche fondamentali vissute dall’Italia meridionale.